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Azione di disvelamento in Bolognina
La giornata contro la precarieta' abitativa lanciata dai collettivi di lotta per la casa Mao e Passepartout comincia con un presidio in via Tibaldi 26. Il luogo dell'appuntamento e' significativo...

autore BAZ
email baz@ecn.org
citta' Bologna
data 24/02/2007

nome del file ngv_bo_it_20071115_azione_di_disvelamento_in_bolognina.avi
durata 00:12:06 (hh:mm:ss)
cd 105
grandezza 116.68 Mb
lingua it
mime type ()

La giornata contro la precarieta' abitativa lanciata dai collettivi di lotta per la casa Mao e Passepartout comincia con un presidio in via Tibaldi 26. Il luogo dell'appuntamento e' significativo in quanto proprio a questo indirizzo si trovavano due appartamenti occupati da Mao sgomberati lo scorso ottobre.

Dal furgoncino dei collettivi slogan, musica e interventi che spiegano il perche' dell'iniziativa: "Siamo qui perche' proprio in questo luogo per l'ennesima volta e' stato negato il diritto all'abitare; qui alcuni occupanti hanno trovato come risposta al proprio bisogno abitativo solo la repressione di uno sgombero! Sono tanti i soggetti che a Bologna vivono la casa come un problema; sono tanti i precari e gli studenti che ogni giorno producono la ricchezza di questa citta', senza avere di ritorno neanche la garanzia di un tetto sotto cui vivere. Per questo non saranno gli sgomberi a fermarci; oggi siamo qui per mostrare ancora una volta le contraddizioni di una citta' con case senza gente e gente senza case!"

Dal luogo dell'appuntamento il presidio si sposta in via Albani, dove si trova un enorme palazzo dismesso e murato. Qui gli attivisti entrano abbattendo il muro davanti alla porta principale, per poi salire ai piani superiori e calare lo striscione, in cui si legge: "Fuori dalla precarieta' abitativa - luce sulle ombre del comune". Tutti i presenti hanno la possibilita' di entrare e vedere le condizioni dell'edificio, che comprende piu' di una dozzina di appartamenti, tutti murati e smantellati in modo da precluderne l'abitabilita'. "Sono stati anche volutamente distrutti tutti i sanitari", fa notare un attivista all'interno dell'edificio, "per impedire che qualcuno potesse viverci".

Continuano gli interventi dal furgone e il volantinaggio, mentre alcuni passanti e abitanti del quartiere si fermano incuriositi.

"Oggi abbiamo voluto continuare con le azioni di denuncia nei confronti di chi amministra questa citta' lasciando una consistente fetta di patrimonio immobiliare, sia pubblico che privato, all'abbandono mentre sono sempre di piu' i soggetti che non riescono a far fronte al problema casa. Di fronte a centinaia di case vuote, anche ristrutturate, si preferisce sgomberare chi al problema della casa ha trovato la risposta della riappropriazione, accusando chi occupa di impedire le assegnazioni. Si sbandiera il traguardo del nuovo bando dei precari quando in realta' questo non costituisce una soluzione, perche' il tetto di reddito minimo per accedervi non e' raggiungibile da chi si trova a lavorare con contratti occasionali." Dice un attivista di Mao.

L'iniziativa si conclude con il lancio alla partecipazione al corteo di venerdi: "La casa diventa cosi' un ulteriore fattore di precarizzazione della nostra vita: siamo precari quando siamo obbligati ad accettare il ricatto dell'affitto in nero; quando vediamo dissolversi la maggior parte del nostro reddito mensile per pagare l'affitto; quando non possediamo neppure i requisiti per entrare nelle graduatorie di assegnazione di case pubbliche.


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