nome del file ngv_me_it_20050411_155a_puntata_7.avi
durata 00:19:29 (hh:mm:ss)
cd 69
grandezza 54.02 Mb
lingua it
mime type avi divx (video/avi)

Fino ai 18 mesi di vita non siamo interessanti agli occhi del marketing televisivo, la pubblicità non ci considera potenziali consumatori. Dopo però, chi usa il mezzo televisivo comincia ad interessarsi anche di noi. Al di là del singolo prodotto ci viene proposto uno stile di vita, un sistema sociale specifico, di fatto, il sistema consumistico. Lo scopo che legittima tale concezione dell’organizzazione politica, sociale ed economica è il “benessere”. Il benessere, lo sappiamo, è il videofonino, l’auto a 18 anni, il computer portatile, è uscire ogni sabato sera con gli amici per andare a locali. Essenzialmente il benessere sta nella potenzialità di consumo. Ed il consumo non è a tutti i costi uno spettro nefasto per le civiltà. Anzi, secondo Adam Smith «la varietà delle merci amplia e stimola la sensibilità delle persone, aprendo loro nuove possibilità di sviluppo». Ma certo è da prendere in considerazione un fattore decisivo: il benessere non coincide con il Bene comune. Ed il Bene comune è lo scopo primo e più alto della vita sociale. Noi giovani abbiamo tutto. Abbiamo il telefonino, la macchina, i soldi per uscire la sera. Ma siamo scontenti, delusi, malati di depressione, talvolta tossicofili. Non perché il Potere impedisce i sentimenti, ma perché li struttura, adeguatamente ad una regolazione capitalistica del mondo, inadeguatamente alle reali necessità della persona. Anche tramite la televisione.

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